La psicoterapia individuale si basa sull’indagine dei disturbi emotivi e sulla loro cura tramite l’adozione di strumenti psicologici ad hoc: i soggetti coinvolti sono due, vale a dire il terapeuta e il paziente. Lo strumento principale di questo approccio è il colloquio: si fa ricorso, quindi, alla riflessione e alla parola per arrivare a capire le ragioni che provocano una sofferenza o un malessere. L’approccio psicoterapeutico tenta di indagare in modo particolare le emozioni, più che le categorie relazionali, e ha l’obiettivo di determinare nel paziente dei cambiamenti di tipo strutturale mediante la maturazione dell’io e il suo rafforzamento, eventualmente con una modifica dei meccanismi patologici. Si può sostenere, pertanto, che il fine ultimo sia quello di far scaturire dei nuovi modi di entrare in relazione con le altre persone, non prescindendo da una soluzione degli eventuali conflitti psichici presenti.
Per favorire l’introspezione e per agevolare l’acquisizione di consapevolezza, come detto, è fondamentale il colloquio, mediante il quale il paziente ha la possibilità di raccontare le proprie esperienze e di condividere la propria storia, specificando le emozioni provate e le sensazioni vissute. Il colloquio serve anche al terapeuta, che può dare dei chiarimenti, fornire delle spiegazioni e mettere a disposizione delle interpretazioni, per esempio segnalando il rapporto tra un contenuto psichico e un altro.
L’interpretazione è, in effetti, un altro fattore fondamentale della psicoterapia individuale, proprio perché instaura una relazione – nel senso che la mette in evidenza e la fa apparire in tutta la sua chiarezza – tra i contenuti del presente e i contenuti del passato, così che l’esperienza del momento possa essere spiegata su uno sfondo storico e su uno scenario adeguato: per il paziente ciò implica un miglioramento e un incremento dei livelli di consapevolezza personale. Altrettanto significativa è la relazione, vale a dire il rapporto che viene a crearsi tra il terapeuta e il paziente: si instaura, in sostanza, un campo emotivo in cui crescono fiducia e stima reciproca. Non può essere sottovalutato questo aspetto, perché una buona relazione è il punto di partenza da cui non si può prescindere per fare sì che nel paziente si attivi il necessario processo di trasformazione. Così come nascono funzioni e disfunzioni dalla relazione con la madre, allo stesso modo, nella relazione con il terapeuta si ha la possibilità di esplorare le stesse funzioni, rimodularle e consentire il processo di cura.